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L’incursione di Fantomas

La differenza tra il coraggio e la paura

(l’importanza del gioco senza palla)

 

 

In queste ultime settimane non si fa che parlare del grande cambio di passo del Bologna F.C. dopo il cambio di allenatore, sembra sia un record….

Senza voler dare troppe colpe a Delio Rossi, che ha avuto alcune attenuanti, prima fra tutte l’avere a disposizione un gruppo eterogeneo di nuovi giocatori da assemblare, operazione che richiede i giusti tempi, vorrei analizzare alcune differenze tra i due tecnici e il loro stile.

Il finale di campionato scorso è nato all’insegna della paura, quella di non riuscire ad ottenere la promozione subito, era un timore forte e molto presente in città, dopo l’arrivo di una dirigenza forte e motivata che lasciava sperare in un grande futuro.

Rimanere un altro anno in serie B poteva penalizzare il grande progetto in cui tutti speravano e sicuramente anche Delio lo percepiva, da qui uno stile prudente e conservativo nel gestire la squadra e i cambi in corso di gara, oltre a ciò vi era una condizione fisica non ottimale della squadra e alcuni infortuni importanti che contribuirono a rallentare il percorso.

Ad inizio campionato attuale questa prudenza stagnante è rimasta nello stile del mister precedente che ha continuato a gestire la squadra come alla fine del campionato scorso, dandole un gioco lento prevedibile , troppo orizzontale, figlio anche della sua insicurezza di base, prigioniero di una professionalità vecchia e tipica di un allenatore in odore di pensione.

I cambi erano sempre conservativi e finalizzati a tenere il pareggio, prigionieri della paura di perdere.

Il nuovo allenatore oltre che essere più fresco, giovane e motivato, ha sposato un sistema di gioco che prevede un importante movimento senza palla dei giocatori che si mettono in condizione di suggerire il giusto passaggio in verticale quando i palleggiatori iniziano a creare gioco. Questo fa sembrare Diawara e soci ottimi registi e lo sono, ma facilitati anche da soluzioni pronte di passaggio figlie di una organizzazione corale di gioco creata da un ottimo allenatore.

Oltre a questo Donandoni ha il pregio di cercare sempre di vincere, i suoi cambi lo testimoniano sempre, anche rischiando poi di perdere, ma se perdi giocando con coraggio il pubblico ti ama lo stesso.

Anche Zeman e Maifredi erano allenatori coraggiosi, ma a differenza del Dona lo erano senza logica e raziocinio , troppo spregiudicati e sfacciati e quando hanno avuto squadre dominanti nella loro serie con grandi campioni come il Foggia (Baiano, Signori, Rambaudi, Kolivanov), il Pescara (Verrati, Immobile, Insigne) il Bologna (Pecci, Poli, Marocchi, Marronaro) ebbero successo, altre volte con squadre più normali incorsero in fallimenti cocenti.

Quindi viva il coraggio, ma solo se accompagnato da una buona dose di intelligenza e capacità.

Alla prossima incursione…